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MALNATE - Giovedì 17 marzo 2011

COMITATO PROMOTORE 150° ANNIVERSARIO UNITA’ D’ITALIA
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Malnate 16 marzo 2011 festa dei 150 anni dell'unità d'Italia palestra di V. Libia - scuola elementare

foto di Samuele Filippi

foto di Samuele Filippi

Nell'autunno del 1847, Goffredo Mameli scrisse il testo de Il Canto degli Italiani. Dopo aver scartato l'idea di adattarlo a musiche già esistenti, il 10 novembre lo inviò al maestro Michele Novaro, che scrisse di getto la musica, cosicché l'inno poté debuttare il 10 dicembre, quando sul piazzale del Santuario della Nostra Signora di Loreto a Oregina fu presentato ai cittadini genovesi e a vari patrioti italiani in occasione del centenario della cacciata degli austriaci suonato dalla Filarmonica Sestrese C. Corradi G. Secondo, allora banda municipale di Sestri Ponente "Casimiro Corradi".

Fratelli d'Italia,
L'Italia s'è desta,
Dell'elmo di Scipio
S'è cinta la testa.
Dov'è la vittoria?
Le porga la Chioma,
Chè schiava di ROMA
Iddio la creò.
Stringiamoci a coorte.
Siam pronti alla morte,
Siam pronti alla morte,
L'Italia chiamò.
Noi fummo da secoli
Calpesti, derisi,
Perchè non siam popolo,
Perchè siam divisi.
Raccolgaci un'unica
Bandiera, una speme;
Di fonderci insieme
Già l'ora suonò.
Stringiamoci a coorte.
Siam pronti alla morte,
Siam pronti alla morte,
L'Italia chiamò.
Uniamoci, amiamoci,
L'unione e l'amore
Rivelano ai popoli
le vie del Signore.
Giuriamo far libero
Il suolo natio:
Uniti, per Dio!
Chi vincer ci può?
Stringiamoci a coorte.
Siam pronti alla morte,
Siam pronti alla morte,
L'Italia chiamò.

Dall'Alpe a Sicilia,
Dovunque è Legnano;
Ogni uom di Ferruccio
Ha il core, ha la mano:
I bimbi d'Italia
Si chiaman Balilla,
Il suon d'ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamoci a coorte.
Siam pronti alla morte,
Siam pronti alla morte,
L'Italia chiamò.
Son giunchi che piegano
Le spade vendute;
Già l'aquila d'Austria
Le penne ha perdute;
Il sangue d'Italia
Il sangue Polacco,
Bevè col Cosacco,
Ma il sen le bruciò.
Stringiamoci a coorte.
Siam pronti alla morte,
Siam pronti alla morte,
L'Italia chiamò.
Evviva l'Italia
Dal sonno s'è desta,
Dell'elmo di Scipio
S'è cinta la testa.
Dov'è la vittoria?
Le porga la chioma,
Chè schiava di ROMA
Iddio la creò.
Stringiamoci a coorte.
Siam pronti alla morte,
Siam pronti alla morte,
L'Italia chiamò.

Malnate, 17 marzo 2011

foto Enzo Michieletto per malnate.org

  150 anniversario dell’unità d’Italia
(discorso tenuto da Maurizio Ampollini
durante la celebrazione del 17 marzo a Malnate)
 
L’evento

Il 27 gennaio e il 3 febbraio 1861 si erano svolte  le prime elezioni della Camera dei Deputati.
Il 18 febbraio vi fu la seduta iniziale della I° legislatura composta da 443 deputati eletti dagli aventi diritto per censo.
I’11 marzo Camillo Benso conte di Cavour, presidente del Consiglio dei Ministri, presentò il progetto di legge che formalizzava la nascita dello stato italiano che viene approvato all’unanimità e promulgato sei giorni dopo.
Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato; noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue: Articolo unico: Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi Successori il titolo di Re d'Italia. Ordiniamo che la presente, munita del Sigillo dello Stato, sia inserita nella raccolta degli atti del Governo, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. Da Torino addì 17 marzo 1861.
Sono le parole che si possono leggere nel documento della legge n. 4671 del Regno di Sardegna e valgono come proclamazione ufficiale del Regno d'Italia, che fa seguito alla seduta del 14 marzo 1861 della Camera dei Deputati, nella quale è votato il progetto di legge approvato dal Senato il 26 febbraio 1861.
La legge n. 4671 fu promulgata il 17 marzo 1861 e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 68 del 18 marzo 1861. Dal 21 aprile è rinominata come Legge n° 1 del Regno d’Italia.


La storia

Il risveglio della coscienza nazionale.
Con la discesa in Italia nella primavera del 1796 di Napoleone Buonaparte gli ideali della rivoluzione francese (liberté, egalitè e fraternità) entravano prepotentemente nella penisola. Sul modello del tricolore francese nacque così anche quello italiano.  Il 27 dicembre 1796 si riunirono a Reggio Emilia i delegati che dovevano decretare la nascita della Repubblica Cispadana. Dal Verbale della riunione del 7 gennaio 1797 così risulta:  “Fa mozione che si renda Universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di tre colori, Verde, Bianco e Rosso”.Gli stati rivoluzionari che andavano formandosi, fino alla costituzione del Regno d’Italia durato dal 1805 al 1814 fecero anche rinascere lo spirito nazionale. Con la definitiva sconfitta dell’imperatore dei francesi lo stato italiano cessa di esistere e il congresso di Vienna restaura gran parte degli stati preesistenti. Di questi solo il regno di Sardegna è veramente indipendente. Il desiderio di unità e libertà però è forte ed è all’origine dei moti del 1821 e del 1831. Inquadrati dapprima nelle file della società segreta dei Carbonari e più avanti anche sotto l’ideale propugnato da Mazzini della Giovane Italia, molti patrioti tentano inutilmente di scatenare rivolgimenti. Tutti questi tentativi verranno repressi nel sangue e molti patrioti saranno costretti all’esilio.

I Guerra di Indipendenza.
Il 18 marzo 1848 a Milano scoppiava l’insurrezione popolare contro il governo asburgico. Durante 5 giornate di lotta i milanesi riuscirono ad avere la meglio sulle truppe ben armate ed addestrate del feldmaresciallo Radetzky. Il 23 marzo Carlo Alberto, sotto il vessillo del tricolore, alla testa del proprio esercito e di una coalizione di truppe di altri stati italiani varcava il Ticino dichiarando guerra all’Austria. Dopo qualche iniziale vittoria, a causa anche del ritirarsi delle truppe pontificie e borboniche, la soverchiante potenza degli avversari costrinsero il re dapprima ad un armistizio e poi alla sconfitta definitiva a Novara il 23 marzo 1849 cui fece seguito la sua abdicazione. L’esperienza della Repubblica Romana, proclamata dopo la fuga del papa, avrebbe avuto termine per l’intervento dei francesi il 5 luglio 1849.  Il 23 agosto dello stesso anno anche Venezia assediata dovette arrendersi Anche i Malnatesi ebbero una loro piccola parte nella vicenda ricordata in un atto conservato nell’archivio storico del comune. E’ un avvenimento che risale ai primissimi  giorni  della guerra.  Il 22 marzo del 1848 nel pieno delle "Cinque giornate”  la Deputazione municipale fedele agli Asburgo requisisce ad Angelo Talamona una “carettella tirata d'un cavallo” e a Michele Pedroli un “caretto e un cavallo”  per essersi  prestati al trasporto di “sette individui appartenenti alle regie truppe del Governo Sardo” fino a Como.

II Guerra di Indipendenza.
Dovrà passare quasi un decennio perché si rinnovi il tentativo di liberarsi del giogo austriaco. Questa volta un grande ruolo viene svolto dalla politica e dalla diplomazia. Cavour, presidente del Consiglio dei Ministri del Regno di Sardegna per la prima volta dal novembre 1852, muovendosi nel contesto della politica europea e stipulando rapporti con la Francia e l’Inghilterra, mise le basi di un iniziativa che non sarebbe stata soltanto militare. Acquisì all’impresa anche uomini come Garibaldi che in passato avevano avuto simpatie repubblicane. Stipulata un’alleanza segreta con la Francia nel luglio del 1858, i piemontesi costrinsero gli austriaci nella primavera del 1859 ad un’azione di forza nei loro confronti che portò all’entrata in guerra di Napoleone III a fianco di Vittorio Emanuele II. Il 4 giugno i due sovrani sconfiggevano gli austriaci a Magenta e il giorno 8 entravano solennemente a Milano da liberatori. Intanto il 22 maggio i Cacciatori delle Alpi alla guida di Giuseppe Garibaldi, sbarcarono a Sesto Calende. Il giorno dopo erano a Varese. Il 26 maggio l’esercito austriaco guidato dal generale Urban cercò inutilmente di riprendere la città ma fu fermato. Lo scontro principale avvenne a Biumo Inferiore all’ingresso della città. Quando gli austriaci cominciarono la ritirata, Garibaldi mandò a inseguirli verso Malnate un drappello di carabinieri genovesi. La retroguardia austriaca munita di cannoni intanto si era stabilita a San Salvatore dominando la strada per Como. I garibaldini attaccarono lasciando sul campo un morto e sette feriti. Ottennero una piena vittoria anche perché Don Carlo Maesani, allora giovane coadiutore di Malnate, indirizzò falsamente sulla strada di Cagno un battaglione austriaco di rinforzi. Sullo slancio di questa impresa il giorno successivo,  Garibaldi sconfisse  il nemico nella battaglia d San Fermo e liberò Como proseguendo poi per Bergamo e  Brescia.
Il 24 giugno a Solferino e a San Martino le truppe franco piemontesi sconfissero gli avversari costringendo il giovane Kaiser Francesco Giuseppe a chiedere la pace. Napoleone III contro il parere dei piemontesi accettò non volendo spingersi oltre. Con l’armistizio di Villafranca si ottenne così la cessione della sola Lombardia mentre il Veneto restava agli Asburgo. Intanto nei ducati di Parma e Piacenza, Modena e Reggio, nel granducato di Toscana e nelle legazioni pontificie delle Romagne il popolo cacciava i sovrani collusi con l’Austria e plebiscitariamente chiedeva l’annessione al nuovo stato. Nizza e la Savoia, in base agli accordi, dovettero essere a loro volta ceduta ai francesi.

Spedizione dei Mille.
Il meridione sembrava dovere rimanere sotto la sovranità borbonica. Nella primavera del 1860 era scoppiata una ribellione in Sicilia prontamente sedata.  Raccolti da Garibaldi oltre mille volontari, la sera del 5 maggio salpavano due piroscafi dal molo di Quarto a Genova. L’11 maggio sbarcavano a Marsala e da lì dilagavano nell’isola entrando vittoriosi a Palermo il 6 giugno. Il 19 agosto passarono lo stretto e il 7 settembre Garibaldi entrò a Napoli. Con l’autunno l’esercito regolare scese da nord attaccando lo stato pontificio nelle Marche per ricongiungersi con i garibaldini. Il 6 novembre Garibaldi incontrò il re a Teano e gli consegnò le terre che avevano fatto parte del Regno delle Due Sicilie.

III Guerra d’indipendenza.
La mancata riunificazione del Veneto sarà risolta con la partecipazione italiana alla guerra scoppiata tra Prussia ed Austria nel 1866. Benché sotto il profilo militare i risultati furono disastrosi, con l’unica eccezione di Garibaldi che stava risalendo il Trentino, il 19 ottobre 1866 la vittoria prussiana fece ottenere all’Italia Veneto e Friuli mentre Trento, Trieste e la Dalmazia rimasero ancora sotto sovranità austriaca.

Roma.
Lo stato pontifico era ormai ridotto alle sole terre laziali, il potere temporale ritenuto anacronistico anche da molti cattolici. Bisognerà però attendere il 20 settembre 1870, allorché approfittando del venire meno della protezione francese i bersaglieri potevano entrare nella città eterna accolti con entusiasmo dalla popolazione. Fu così che il desiderio di Cavour, morto troppo prematuramente, potè essere esaudito e Roma divenire capitale d’Italia.

Guerre Mondiali.
L’ingresso dell’Italia nella I° guerra mondiale il 24 maggio 1915 a fianco di Inglesi e Francesi contro gli Imperi Centrali, molto dibattuta e da molti osteggiata, fu motivata dal desiderio di liberare le terre italiane che ancora restavano irredente. Dopo più di tre anni di guerra e a costi di gravissime perdite, oltre 600.000 morti, il 4 novembre 1918 a Vittorio Veneto l’Impero Austro-Ungarico fu costretto alla resa. Il trattato di pace di Versailles soddisfece solo parzialmente le promesse fatte che avevano portato all’entrata in guerra. Molta parte della Dalmazia venne annessa al nuovo stato jugoslavo e la città di Fiume fu ancora contesa per qualche tempo. Queste, ed altre questioni irrisolte, portarono nel dopoguerra alla dittatura fascista. Dopo la guerra d’aggressione all’Abissinia che ci vide espellere dalla Lega delle Nazioni, la sciagurata dichiarazione di guerra alla Francia e all’Inghilterra del 10 giugno 1940 insieme alla Germania nazista, aprirà la strada a sciagure e disonore che tanti lutti portarono al nostro paese. Uomini mandati a combattere in Grecia, in Africa, in Russia contro altri uomini che nulla ci avevano fatto. Dall’indomani dell’armistizio dell’8 settembre del 1943 e fino al 25 aprile 1945 il paese poi fu diviso in due e gli  italiani si trovarono a combattere contro altri italiani. La resistenza civile e in armi ridiede onore e speranza al nostro paese riportando la democrazia e con il voto referendario del 2 giugno 1946 fu scelta per lo stato la forma repubblicana. Il ritorno della pace non fu però senza conseguenze. I partigiani jugoslavi di Tito condussero non solo operazioni di guerra ma di pulizia etnica contro gli italiani della Venezia Giulia che causarono vittime innocenti anche nello schieramento antifascista e portarono all’esodo di oltre 300.000 profughi da quelle terre, rei soltanto di essere italiani. Fiume, Pola e Zara cessarono di essere parte della nostra nazione, Gorizia fu divisa in due e Trieste tornò all’Italia definitivamente soltanto il 5 ottobre 1954. Con il trattato di Roma del 25 marzo 1957, primo atto formale del cammino che porta all’Unione Europea i paesi del vecchio continente dopo secoli di guerre mettono le basi di una ritrovata concordia che favorisca lo sviluppo e la concordia dei popoli.



Accademia dei Curiosi Malnate
 
L’Accademia dei Curiosi - Malnate
in collaborazione con
Comitato 150° Anniversario Unità d’Italia - Malnate

Presenta la mostra
150 Francobolli
per 150 anni di storia d’Italia

Garibaldi, Vittorio Emanuele II, Cavour, i Fratelli Bandiera,
ma anche Verdi, Manzoni, Nievo.
La Spedizione dei Mille, la carica di Pastrengo,
ma anche Bezzecca, Solferino e le 5 Giornate.
Eventi e protagonisti del nostro Risorgimento giustapposti
sulla linea del tempo delle emissioni filateliche.
Una mostra per appassionati di storia e per curiosi di filatelia.
Sabato 19 Marzo 2011
ore 10.30, Salone superiore COOP Malnate
Un breve momento, tra prosa e poesia,
per celebrare
il 150° anniversario dell’Unità d’Italia

Ingresso gratuito
 
 

Centenario della morte di Ippolito Nievo -
8 giugno 1961
1 francobollo • Dent.14¼×14 blocco
• Filigrana stelle I • Stampa: rotocalco
• Stampato da: I.P.S. Officina carte valori
•Fogli da: 40 • Dim.: 30 × 40 (mm)
• Dis. di R.Mura • Tir.4.996.000
• Val.:31 dicembre 1962

IPPOLITO NIEVO
Nacque il 30 novembre 1831 a Padova, dove il padre, mantovano d’origine e laureato in legge, lavorava presso il tribunale; la madre Adele Marin, di antica nobiltà veneziana, aveva ereditato terre e parte di un grandioso castello a Colloredo di Monte Albano, una ventina di km a nord di Udine. Città e campagne tra Mantova e il Friuli furono i luoghi della vita di Ippolito fino al ’59. Anche lui si prese una doverosa laurea in legge, ma si sentiva chiamato alla scrittura: scrisse e pubblicò parecchio, toccando sperimentalmente vari generi. La sua opera grande la scrisse negli otto mesi tra fine ’57 e agosto ’58, un po’ a Milano, e molto da recluso nel castello di Colloredo, in uno sforzo immane ed esaltante di gestazione.
Le confessioni di un Italiano, il grande romanzo insieme storico e di.. bruciante .. attualità, .. lirico e.. saggistico,. sarà pubblicato
postumo nel ’67 (con la sostituzione,nel titolo, di Italiano con Ottuagenario, come a volerne sterilizzare assurdamente il significato patriottico): nei tre anni scarsi di vita che gli restavano, ebbe altro da fare che occuparsi della pubblicazione e di ridefinire l’editing, e ne affidò le carte alla persona che era diventata per lui la più importante.
Bice Melzi d’Eril, pronipote del Francesco Vice-Presidente della Repubblica Italiana napoleonica, aveva sposato nel ’53 un cugino mantovano di Ippolito, Carlo Gobio. La prima lettera a lei diretta, da Colloredo, è dell’aprile del ’58 e inizia: “Cugina gentilissima…”; l’ultima, da Palermo, è del 23 febbraio 1861, dieci giorni prima della tragedia, ed è firmata “Tuo cugino Ippolito Nievo”. Irreprensibili sempre, le lettere: tanto che l’amore tra i due è stato a lungo negato o messo in dubbio. Ma gli ‘indizi’ sono tanti (speriamo di non scivolare nel gossip). Tommaso Gallarati Scotti, a sua volta pronipote di Bice, ha rivelato come qualcosa trapelasse ancora in famiglia, come di un segreto misterioso e triste; ed ha definito il romanzo (anche) la vera confessione d’amore: certo un amore ‘impossibile’, tormentoso per i sensi di colpa e il carattere instabile di lei, forse ritratto nella straordinaria Pisana delle Confessioni. Certo una volta lui ha scritto, quasi a bilancio: “quella che m’è lontana, anche d’appresso felicità non m’ha donato mai” (fine della novela).
Nel radioso maggio ’59 Ippolito lascia i Gobio, Milano e Bellagio (Villa Melzi d’Eril) per correre, via Lugano, a Torino ad arruolarsi nei Cacciatori della Alpi di Garibaldi. All’alba del 23 passano il Ticino a Sesto Calende, il 26 battono Urban qui a Biumo; incaricato di un trasporto di armi da Arona, lui si perde San Fermo; poi, mentre la guerra ‘grande’ si risolve in pianura (Magenta e Solferino), i Cacciatori scorrono fino a Salò, e in Valtellina, attestandosi sullo Stelvio. Villafranca è una mazzata anche personale: tutte le ‘sue’ terre, da Mantova al Friuli, sono condannate a restare austriache. Nei mesi successivi, delusi e apparentemente vuoti (e la madre lo rimprovera perché non si dà da fare per sistemarsi, finalmente) butta giù le poche straordinarie pagine ‘provvisorie’ del cosiddetto Frammento sulla rivoluzione nazionale: è, di fatto, quella lucida riflessione sul problema cruciale del coinvolgimento dei ceti rurali nel processo di indipendenza e unificazione d’Italia che secondo Gramsci (che non conosceva questo testo) nel Risorgimento neppure i Democratici avevano saputo impostare. Pagine che rimasero appunto sconosciute, sepolte e inutili, ma che rivelano un Nievo vero sociologo, e potenzialmente uomo di Stato (e quanti dei suoi compagni in Sicilia avranno poi modo di diventare deputati, senatori, ministri e, Depretis Crispi e Benedetto Cairoli, addirittura presidenti del consiglio).
“Per lei (Bice, ovviamente) andò in Sicilia con Garibaldi, cercando di dimenticarla. Lo conferma una lettera del fratello alla  madre”, ha scritto il pronipote Stanislao Nievo. Non solo per lei, certo. Ma è altrettanto certo che a lei (e, in seconda battuta, alla madre Adele) ha inviato le narrazioni più ricche, appassionate ma anche ironiche, dei ‘miracoli’ dello sbarco a Marsala, di Calatafimi, della presa di Palermo. Quasi subito però si ritrova sul gobbo l’incarico di ‘Viceintendente Generale delle Forze Nazionali di Sicilia’: d’ora in poi, anziché marce e battaglie sul campo, scartoffie in ufficio e battaglie verbali: lo chiamavano l’antropofago per la furia infastidita con cui assaliva i tanti postulanti raccomandazioni, sussidi e privilegi, specialmente i nobili. Per quel lavoro dovrà restare a Palermo fino a dicembre, perdendosi l’esaltante cavalcata fino al Volturno: fu un sacrificio eroico, “ma fu il Generale che mi pregò di ciò battendomi sulla spalla. Chi potrebbe resistere? Pazienza!” (a Bice).
Una licenza gli permette di tornare un mese al nord, tra dicembre e gennaio; ripreso servizio, ora a Napoli, viene comandato di tornare a Palermo per chiudere definitivamente i conti dell’Amministrazione siciliana, e trasferire a Torino la documentazione necessaria a comprovarne la correttezza e smentire le calunnie che la contestavano: “Quando mai la Provvidenza m’ha stampato così scioccamente schiavo del dovere, ch’io mi inducessi a ravvolgermi di nuovo in queste pastoie (…) Meno male che giovedì o alla più lunga domenica questa vitaccia sarà finita, e rivedrò Napoli e Genova e Milano” (ultima lettera a Bice). Invece il 4 marzo si imbarca con i suoi collaboratori sul vapore Ercole: una vecchia carretta, all’ultimo viaggio in ogni caso. Gliel’avevano sconsigliato, ma lui aveva fretta (sempre Bice?). Nella notte successiva sparisce tutto nel Tirreno.
In quei giorni, tutta l’attenzione era concentrata sull’imminente nascita del Regno d’Italia
La causa dell’affondamento individuata ufficialmente sarà: incendio a bordo, per l’eccessivo sforzo delle macchine, in una situazione meteorologica fortemente avversa. L’ipotesi del sabotaggio, per eliminare nel modo più drastico la documentazione che avrebbe scagionato l’amministrazione garibaldina dalle accuse di malversazioni da parte della destra, è stata rilanciata ultimamente da Umberto Eco nel Il cimitero di Praga. Pare però che gran parte di quei documenti sia poi di fatto pervenuta a Torino, in copia, e si possano trovare nel fondo ‘Archivio di Sicilia’ presso l’Archivio di Stato dell’allora capitale. Sono 466 ‘mazzi’: certo inventare è più comodo che mettersi a studiarli. Bice morì nell’ottobre 1865, a 33 anni (‘mal sottile’). Due anni prima le era nato un maschio, Francesco Gobio.
 
Eleuterio Pagliano: Lo sbarco dei cacciatori delle Alpi a Sesto Calende nel 1859, Varese, Musei Civici

il contributo da
Sesto Calende


L’Associazione Pro Sesto Calende presenta il nono volume della collana “Strettamente Sestese” dedicato al passaggio del Ticino dei Cacciatori delle Alpi, al comando del generale Giuseppe Garibaldi, avvenuto la notte del 23 maggio 1859. La scelta non è casuale ma si inserisce nelle varie iniziative a ricordo dell’avvenimento. Per l’occasione viene presentata la riproduzione anastatica dell’interessante volume di Enrico Diomede Tamborini dal titolo “Garibaldi a Sesto Calende nel 1859” (Entrata dei Cacciatori delle Alpi in Lombardia) stampato a Sesto Calende presso la Cartoleria Tipografia Luigi Furlani nel 1909.
Associazione Pro Sesto Calende

Nel 150° anniversario del passaggio del Ticino da parte di Garibaldi, ci sembra interessante riproporre questo breve testo di Diomede Enrico Tamborini, pubblicato nel 1909 in occasione delle feste commemorative della seconda guerra di Indipendenza.
Si tratta del resoconto di un avvenimento storico in cui il nostro paese ebbe un ruolo cruciale perché fu il primo passo dell'entrata dei Cacciatori delle Alpi in Lombardia nel 1859: qui a Sesto Calende Garibaldi iniziò la marcia che lo portò vittorioso a Varese e a Como, qui potè contare sulla collaborazione dei notabili e sull'accoglienza della popolazione, qui gli ufficiali garibaldini, come il capitano Simonetta e il capitano De Cristoforis diedero prova di abilità militare.
La descrizione degli avvenimenti e il linguaggio usato dal Tamborini possono apparire ai lettori moderni un po' retorici e agiografici, ma esprimono la cultura del primo Novecento italiano quando ancora forte era il sentimento d'orgoglio per la conquistata unità nazionale. Il volumetto ci permette anche di capire quali furono le reazioni e i comportamenti dei Sestesi in quei giorni del maggio 1859: alcuni parteciparono alle azioni, molti si chiusero in casa al momento degli scontri, qualcuno rimase coinvolto suo malgrado, come la povera donna uccisa da una palla di cannone austriaco o il contadino che non volle nascondere un garibaldino ferito e fu punito con la fucilazione . Eroismi e contraddizioni, entusiasmi e opportunismi, figure mitiche come Garibaldi e giovani volontari: anche in questa piccola pagina sestese si ritrovano le caratteristiche del nostro Risorgimento. Un ulteriore elemento di interesse per il nostro Comune è il fatto che queste note storiche furono pubblicate dalla sestesissima tipografia di Luigi Furlani proprio 100 anni fa! Grazie dunque alla Pro Sesto Calende che con questa nuova pubblicazione permette di portare alla conoscenza dei Sestesi un altro tassello della nostra storia.
Elena Pedretti Assessore alla Cultura

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Foto Enzo Michieletto per www.malnate.org
VARESE - L’associazione Varese per l’Italia, 26 maggio 1859 organizza un interessante itinerario guidato dal titolo "Varese - Italia". Un percorso per piccoli e grandi sulle tracce del Risorgimento varesino. L'iniziativa è in programma sabato 5 marzo 2011 alle16.00. Partenza da palazzo Estense, conclusione a Biumo Superiore. Il percorso si svolge interamente a piedi, dura 2 ore 30 minuti.

Mercoledì 16 marzo, al Cinema Nuovo, alla ore 9 e alle ore 11, sarà proiettato il cartone animato di Davide Manuli e Maurizio Nichetti “L’Eroe dei due mondi”.
Filmstudio ’90 presenta la rassegna “Cinema e Risorgimento”. Ci saranno “Senso” di Visconti (giovedì 10 marzo al Cinema Nuovo), “Piccolo mondo antico” di Soldati (lunedì’ 14 marzo a Filmstudio), “Il Gattopardo” di Visconti (il 21 marzo all’ex Rivoli) e “Bronte” di Vancini (il 28 marzo a Filmstudio).

Martedì 8 marzo, dalle 9.15 al cinema vela, i ragazzi del Liceo Classico Cairoli organizzano un'assemblea studentesca dedicata al Risorgimento.

Guarda le altre iniziative

BUSTO ARSIZIO - La città mette in campo alcune iniziative culturali particolarmente dedicate alle scuole. Al Teatro Sociale in questi giorni sono di scena quattro film per raccontare la storia dell'Italia risorgimentale e unitaria, e il 16 marzo si terrà la Notte Tricolore, con tanto di concorso di idee. Dall'8 marzo sempre al Sociale la rassegna "Italia, una storia lunga 150 anni", che prende il via questa sera, martedì 8 marzo, con lo spettacolo "L'altro figlio" ( http://www3.varesenews.it/busto/articolo.php?id=197631 ) che prosegue giovedì 10 marzo con "Rigoletto" di Verdi ( http://www3.varesenews.it/busto/articolo.php?id=197378 ). E ancora lo spettacolo "Cuore" (mercoledì 16 marzo, ore 10.15; giovedì 17 marzo, ore 20.30; venerdì 18 marzo, ore 10.15), dall'omonimo libro di Edmondo De Amicis.
Sulla web tv comunale intitolata alla memoria di Enzo Tortora, invece, si tengono apposite lezioni di storia economica dell'Italia preunitaria e unitaria per le scuole superiori, tenute dal professor Pietro Cafaro della Cattolica di Milano: dai primordi del Risorgimento fino al decollo industriale, con specifici riferimenti allo sviluppo nell'area dell'Alto Milanese curati da Chiara Cavelli.
Non manca un'iniziativa politica dai ranghi del centrosinistra, con il "pranzo tricolore" di Manifattura Cittadina.

GALLARATE - Il Comune prevede una mattina di celebrazione con un corteo che toccherà i monumenti ai Caduti, il monumento a Giuseppe Garibaldi e che sarà accompagnato da canzoni Risorgimentali e della Grande Guerra, considerato il conflitto che completò l'Unità territoriale. Dopo il corteo è previsto un momento con brevi interventi in sala consiliare.
Oltre alla celebrazione ufficiale, un gruppo di associazioni sta pensando ad altre iniziative, che sono state proposte all'Amministrazione comunale con una lettera pubblica.

SARONNO - Il Comune ha organizzato un calendario di iniziative che durerà tutto l'anno. Il primo appuntamento è in programma il 17 marzo: si partirà alle 14 con l’alzabandiera e il discorso del sindaco. A seguire, alle 14.30 circa, bambini, ragazzi e famiglie sono invitati al pomeriggio di “Facciamo l’Italia!”: in Piazza Libertà si costruirà il grandissimo puzzle multicolore, un’Italia grande 10 metri per 10, in omaggio alla speciale ricorrenza. A partire dalle 16 l’Amministrazione - in collaborazione con Ascom, Esfora e Ial – offrirà a tutti un brindisi e una merenda. In caso di maltempo l’evento sarà annullato e il discorso commemorativo del Primo Cittadino si terrà in Villa Gianetti alle 18. Guarda il programma

MALNATE - Diversi gli appuntamenti organizzati per celebrare l'anniversario anche ai piedi del Monte Morone. Il 17 marzo un corteo attraverserà via Martiri Patrioti, addobbata a festa per l'occasione. L'Anpi cittadina ha stilato un calendario ricco di eventi e incontri per ricordare il 150°. Anche le scuole primarie studieranno e festeggeranno la storia nazionale. Guarda il programma

LONATE POZZOLO -
Celebrazione pubblica il 17 marzo per la Festa nazionale decretata dal governo. Parteciperà, oltre al sindaco, anche una rappresentanza del consiglio comunale dei Ragazzi. Guarda il programma

LEGNANO
- La città del Carroccio, citata anche nell'Inno di Mameli in ricordo della storica battaglia dei Comuni lombardi contro il Barbarossa, saluta il secolo e mezzo della penisola unita con un ricco programma che guarda a giovani e scuola e valorizza varie forme espressive, dal teatro al cinema, dalla musica alla letteratura. Guarda il programma

OLGIATE OLONA - Anche a Olgiate Olona sono previsti momenti di celebrazione per il 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia, cui sono invitati la cittadinanza, i partiti politici, le Associazioni combattentistiche e d’arma, le Istituzioni Scolastiche, le Associazioni sportive e di volontariato e tutte le Istituzioni che operano in questo Comune. Guarda il programma

GEMONIO - Appuntamento giovedì 17 marzo con il locale Gruppo Alpini che ha organizzato una cerimonia nel giardino del Municipio, in via Rocco Cellina. Il ritrovo è previsto per le ore 9 e alle 9,15 circa ci sarà l'alzabandiera, seguito dalla lettura del messaggio del presidente delle "Penne nere". Gli alpini gemoniesi invitano l'intera popolazione, dai giovani alla gente comune, dalle autorità alle tante associazioni operanti in paese.
8/03/2011
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